Autore: Giacomo Guarini – 03/06/2025
Dal cuore dell’Eurasia, cenni per una visione strategica italiana
Non sembra aver avuto l’attenzione mediatica che meritava la partecipazione del Presidente del Consiglio Meloni al Vertice Italia-Asia Centrale svoltosi ad Astana il 30 maggio, con il coinvolgimento di tutte le cinque repubbliche della regione (Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan).
L’incontro ha costituito per l’Italia un’importante occasione per rinsaldare i legami con i paesi di quest’area, cuore della massa continentale eurasiatica dalla grande valenza strategica.
Meloni ha voluto ricordarlo richiamando finanche le parole di uno dei padri della geopolitica classica, Sir Halford John Mackinder; la circostanza risulta già particolarmente meritevole in anni in cui l’espressione “geopolitica” ha assunto un’accezione fortemente volgarizzata, essendo oramai impiegata laddove si voglia dare minima enfasi a qualsivoglia fenomeno di rilevanza latamente politica a livello internazionale.
Il Presidente del Consiglio ha ricordato in particolare come per Mackinder l’Asia Centrale rappresentasse uno dei pivot attorno ai quali ruota il destino del mondo; ha proseguito osservando come l’Asia Centrale sia sempre stata ponte, anzi vera e propria cerniera tra Europa e Asia e punto di contatto dei due continenti, richiamando in questo l’analogia con l’Italia, che è cerniera tra Europa e Africa. Pare di ricordare in queste suggestioni certi spunti vivi, e spesso rimasti immeritatamente sottotraccia, tratti da contributi della geopolitica anche contemporanea circa l’importanza della “cerniera mediterraneo-eurasiatica”.
La cerniera eurafricana richiamata da Meloni può riportare alla mente la visione strategica parallelamente perseguita dall’attuale Governo con il Piano Mattei per il continente africano. Ed evoca anche il Mediterraneo, inteso però – riferisce la Presidente – come “Mediterraneo globale che proietta la sua rilevanza ben al di là del suo spazio geografico”. Ciò richiama subito l’idea di quel Mediterraneo allargato recentemente oggetto di particolare attenzione presso gli analisti internazionali. Fra suggestioni mediterranee ‘allargate’ e cerniera eurafricana sembra nel complesso potersi tracciare diversi parallelismi con i contributi della scuola di geopolitica italiana del secolo scorso.
In questa prospettiva allargata si arriva, riprendendo le parole della premier, a quell’“interconnessione davvero globale, dall’Asia all’Europa, dal Mediterraneo all’Indo-Pacifico”. Il richiamo all’Indo-Pacifico come estremo geografico di riferimento non pare affatto casuale, se si considera la grande attenzione data da questo Governo all’India in diversi importanti contesti, anche probabilmente nella spinta ad aprire nuove connessioni eurasiatiche bypassando, peralcuni profili, altri giganti continentali in questo frangente più ‘ingombranti’, come Russia e Cina.
Peraltro, nel richiamare l’importanza delle interconnessioni fisiche e digitali, Meloni ha fatto poi riferimento anche al Middle Corridor, che in ogni caso prevedrebbe non solo la connettività fra Mediterraneo e Centro Asia, ma arriverebbe sulla sponda orientale sino alla stessa Cina.
Il Middle Corridor è finanche definito da Meloni come la sfida più promettente e affascinante in questo contesto, progetto al centro del partneriato strategico avviato con l’UE a Samarcanda e che darebbe un contributo significativo alla sicurezza e alla stabilità delle catene di approvvigionamento, da e verso l’Europa. Il che riporta anche all’esigenza di far fronte ai rischi sempre più imponderabili legati a catene di approvvigionamento lunghe, prospettiva emersa con particolare urgenza in era covid e rimasta – dopo l’emergenza sanitaria – ancora molto rilevante da un punto di vista securitario.
In questo contesto, ben ha potuto la premier fregiarsi del fatto che l’Italia abbia fatto da apripista all’UE, avendo deciso di investire in maniera importante sulle relazioni con l’Asia Centrale e con le singole nazioni che ne fanno parte. La portata e il valore degli accordi stipulati costituiscono un segnale significativo, che necessita peraltro – per risultare particolarmente fecondo in un orizzonte di più lungo termine – del mantenimento di una solida visione strategica. Il tutto nell’attuale scenario in cui – ha sottolineato Meloni in conclusione – “i blocchi omogenei di un tempo non esistono più e i rapporti tra le Nazioni si fondano su schemi nuovi, molto spesso inediti”.
È una partita tutta aperta nello scacchiere globale, fatta di equilibri difficili e piena di incognite; vale la pena giocarla prendendo appunto in considerazione, con grande attenzione e altrettanto coraggio, schemi nuovi se non inediti.